Si lo so che tutti sappiamo cosa sono le fotografie però poi a spiegarlo bene va via un po’ di te[mpo]. Qui ad esempio io vedo un ragazzo appoggiato ad una lavagna su cui c’è scritto con il gessetto bianco un sistema di equazioni differenziali alle derivate parziali. Fin qui tutto ok ma chi è il ragazzo, come si chiama, cosa fa nella vita reale, questo la fotografia non lo sa e non ha nessuna voglia di spiegarmelo. Quindi la fotografia mostra qualcosa ma cosa esattamente non posso dirlo con assoluta certezza. L’immagine mi dà degli indizi, mi permette di fare supposizioni. Potrei pensare ad un matematico, intorno agli anni ’60 a giudicare dal fatto che la foto è in bianco e nero un po’ virato al seppia, e che egli si trovi probabilmente in un’ aula universitaria. Ma di quale città ? Questo proprio non riesco ad indovinarlo. Una potrebbe valere l’altra. E neanche la nazione visto che la matematica si serve di un linguaggio condiviso ad ogni latitudine e longitudine. Dunque le fotografie da sole sono indizi, lasciano solo fare delle ipotesi ma nulla più ! Esse non offrono certezza assolute, sono immagini di qualcosa o qualcuno che in un certo momento era lì, in un certo luogo, davanti a colui o colei che ha preso l’immagine. Soltanto lui, o lei, possono risolvere l’enigma, a patto che ne abbiano voglia, che vogliano cioè dare la soluzione o una delle soluzioni possibili. Non è certo infatti che l’autrice o l’autore dello scatto dicano la verità. Le fotografie necessitano di un sistema in cui sono immerse affinchè ciò che mostrano possa essere datato, compreso, situato in un luogo e in un tempo. E se la “certezza” proviene solo dall’affermazione dell’autore o dell’autrice della stessa, nemmeno così può bastare. Occorre che ci sia un contesto certificato da testimonianze, da riferimenti, da tutte quelle cose di cui uno storico ha bisogno per poter dire, con una probabilità elevata, quello che dice attraverso l’immagine e le informazioni che ha di essa. Le fotografie fanno parte di sistemi comunicativi in cui esistono codici che devono essere condivisi affinchè quello che rappresentano possa essere dotato di una qualche forma di certezza. In questo caso preciso io sono l’autore dello scatto e il ragazzo fotografato è un attore che interpreta la parte di un matematico che, insieme, abbiamo pensato di “collocare” nel passato anche se l’immagine è stata realizzata nell’ ottobre del 2019. Eravamo all’interno del Museo della Matematica della facoltà di Matematica sita all’interno del Politecnico di Bari e con noi c’era la professoressa Sandra Lucente che ci ha permesso di realizzare gli scatti e ci ha aiutati nell’intento. La foto fa parte di una serie fotografica che Andrea Santacroce mi ha commissionato per costruire un proprio book fotografico. Questo è il sistema di informazioni che può essere verificato e che colloca l’immagine nella corretta prospettiva. Ma se siete pigri dovrete fidarvi di me. Punto.