Fotografare le architetture
Cosa vuol dire fotografare le architetture ? Cosa sono le architetture ? In che modo vengono fruite ? In che luogo si trovano e che tipo di dialogo intessono con esso ? Sono oggetti da guardare ? E’ possibile fornire una visione di un’opera architettonica che sia in conflitto con l’opera stessa ? L’opera architettonica ha un rapporto con il tempo ? A cosa servono le fotografie di architettura ? Chi le guarderà e dove ? E’ possibile costruire una rappresentazione fotografica dell’architettura come una narrativa ? Un’immagine che si candida a diventare iconica arricchisce l’opera architettonica o cristallizzandone una tra le possibili visioni le sottrae altre possibilità interpretative ? Sono tante le domande che vengono alla mente quando mi accingo a pensare ad una fotografia della e per l’architettura. Esistono dei codici non scritti che vengono utilizzati nella maggior parte dei casi, come quello di fotografare con la macchina “in bolla” e che trovano una legittimazione nel tentativo di non introdurre alcun elemento di ambiguità nella percezione delle forme. Ma è davvero cosi ? Quel codice non introduce forse un’idea di architettura e della sua rappresentazione ? Un fotografo deve necessariamente applicare quel codice ? E’ lecito immaginare una fotografia d’architettura che si ponga come fine quello di suscitare domande piuttosto che dare risposte a domande spesso non esplicitate ? La domanda stessa è frutto di una scelta. Esistono allora domande contro corrente in grado di suggerire nuove possibilità di senso ? Può la fotografia d’architettura essere in qualche modo uno strumento della progettazione ?
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