An Italian diary/ Sono nato in Italia ma questo non basta. Non mi restituisce un'idea ben definita di questo paese cosi carico di "luoghi comuni", di stereotipi visivi e concettuali, di contraddizioni e differenze che passano dalla lingua alle tradizioni culinarie alle idee politiche fino ad arrivare alla domanda sul cosa faccia di me un italiano. Sono nato a Sud e lo sento sulla mia pelle. Ma è un Sud più ampio quello di cui sento di far parte. E sono tante le domande che mi affiorano alla mente. Domande a cui a spesso è difficile dare una risposta univoca. Succede che quando qualcuno, non italiano, mi parla di Italia io gli chieda subito quale parte di Italia ha visto. E questo mi fa pensare. Nasce da qui l'idea di una specie di diario per immagini, frammenti visivi di quello che, di volta in volta, mi è arrivato agli occhi in modo più forte, mi ha spinto a registrare ciò che stavo vedendo. Ed essendo un diario che procede per frammenti non può che essere un lavoro in corso, una raccolta di pensieri, di sensazioni più che uno studio coerente di sociologia e/o antropologia e/o economia. Del resto io penso che la fotografia non possa che essere un indizio e quasi mai una prova.
An italian diary/ I was born in Italy but this is not enough. It does not give me back a well-defined idea of this country so full of "clichés", of visual and conceptual stereotypes, of contradictions and differences that go from language to culinary traditions to political ideas up to the question about what makes me an Italian. I was born in the South and I feel it on my skin. But it is a broader South that I feel I belong to. And there are many questions that come to my mind. Questions to which it is often difficult to give an unequivocal answer. It happens that when someone, not Italian, speaks to me of Italy I ask him right away which part of Italy he saw. And this makes me think. Hence the idea of a sort of diary for images, visual fragments of what, from time to time, I got to the eyes in a stronger way, pushed me to record what I was seeing. And because it's a diary that proceeds by fragments can only be a work in progress, a collection of thoughts, feelings rather than a coherent study of sociology and /or anthropology and /or economics. After all, I think photography can only be a clue and almost never evidence.